AGGIORNAMENTO

Sostegno a Distanza

LA STORIA DI CéLIA

Aggiornamento di Luglio 2025 – Una sedia a rotelle, un gesto di comunità, una nuova possibilità di vita

Nel cuore della Mafalala, uno dei quartieri più popolari e vulnerabili di Maputo, Mozambico, si snoda una storia fatta di ostacoli quotidiani, determinazione silenziosa e solidarietà collettiva. È la storia di Célia, una ragazza con disabilità, e di come una semplice sedia a rotelle possa diventare strumento di cambiamento e dignità. Quello che inizia come un piccolo gesto si trasforma in una lezione di umanità e responsabilità condivisa.

Célia ha 16 anni. È una ragazza piena di voglia di scoprire il mondo, ma le sue gambe non la sostengono. Vive con la madre, Maria, in condizioni di grande precarietà. La loro casa è semplice, fatta di materiali di fortuna, costruita su un terreno fangoso che diventa impraticabile dopo la pioggia. Per anni, Célia ha vissuto quasi completamente isolata dal mondo esterno, priva di mezzi per muoversi, per partecipare, per essere visibile. La madre ha sempre fatto tutto il possibile. Per portare la figlia a ricevere un pacco alimentare, o a una visita medica, era costretta a trasportarla sulle spalle. Nessuna sedia a rotelle. Nessun ausilio. Nessun supporto. Solo forza di volontà, e un amore materno che resiste a tutto.

Il primo contatto con la Associação Cultural de Canto e Dança Machaka avviene quando Maria si reca presso la sede per scrivere una lettera di richiesta d’aiuto alla scuola speciale. Il coordinatore della Machaka, João, capisce subito che c’è molto di più in quella richiesta. Decide di visitare la casa di Maria e Célia. Quello che trova gli fa comprendere l’urgenza di agire. Da lì, madre e figlia entrano nel progetto di Sostegno a Distanza di AGAPE. Il progetto fornisce assistenza alimentare, educazione parentale, materiale scolastico e attività ricreative ai bambini vulnerabili della comunità. Célia diventa una delle beneficiarie. Ma la sua partecipazione è ostacolata da un ostacolo pratico: non può muoversi da sola.

Per qualche tempo, Célia riesce ad arrivare alla Machaka grazie a una vecchia sedia a rotelle malfunzionante. Quando questa smette di funzionare, la madre inizia di nuovo a portarla a spalla. La frequenza alle attività diventa saltuaria. Célia partecipa ai laboratori di disegno, ma la sua presenza è legata alla disponibilità fisica della madre. Una condizione insostenibile, che colpisce profondamente i volontari che seguono la famiglia. Durante una visita domiciliare, il responsabile del progetto di AGAPE, David, e la volontaria Irene entrano a casa di Célia. Irene, coinvolta nel progetto di educazione parentale, è tra le prime a lanciare l’allarme: “Serve una sedia nuova. È urgente. Non possiamo aspettare”. Marina, da poco arrivata nel progetto, si attiva subito per trovare una soluzione concreta. Inizia così una catena di solidarietà che coinvolge diverse persone, in modi diversi.

Marina, oltre a essere volontaria AGAPE, lavora nel Centro di Riabilitazione Psicosociale delle Mahotas, dove quotidianamente incontra persone con disabilità. Sa bene quanto una sedia a rotelle possa cambiare la qualità della vita. Dopo diversi tentativi di ottenere una sedia gratuita da enti e donatori, decide di rivolgersi al gruppo WhatsApp Expats, composto da stranieri che vivono nel Paese. Lì racconta la storia di Célia e, in poco tempo, 11 persone rispondono. Ognuna dona 750 meticais (circa 10 euro). La somma raccolta arriva a 8.000 meticais. Un negozio locale, Lua Comércio, commosso dal racconto, offre uno sconto significativo e vende la sedia perfetta per Célia proprio al prezzo raccolto. Un gesto di generosità che completa il cerchio.

Il giorno in cui la sedia arriva a casa di Célia è carico di emozione. Marina e Irene si presentano con una grande scatola. Célia non sa cosa stia succedendo. Quando la scatola si apre e appare la sedia, il suo volto si illumina. “Saltava di felicità, rideva, non ci credeva – racconta Maria – io non potevo smettere di piangere.” La sedia è robusta, regolabile, comoda. Soprattutto, rappresenta autonomia. Ora Célia può uscire, può respirare aria fresca, può partecipare alle attività della Machaka. Può, semplicemente, essere bambina. Alla Machaka, il caso di Célia diventa simbolo. La sua presenza alle attività educative e ricreative rappresenta un messaggio per tutti: la disabilità non è un ostacolo alla partecipazione. È una condizione che richiede supporto, adattamento e comprensione. Niente di più, niente di meno.

João sottolinea con orgoglio che la Machaka non è solo un centro di danza o di attività culturali. È anche un presidio sociale. “Offriamo supporto educativo, ma anche alimentare e affettivo. E ora, anche inclusivo. Ci sono altri bambini nel quartiere come Célia. Non vogliamo lasciarli indietro.”
Maria guarda ora al futuro con un briciolo di speranza in più. Il suo sogno è che Célia possa studiare. La ragazza ama scrivere, ama guardare i cartoni, è piena di curiosità. Ma senza una scuola adatta, senza educatori preparati, il suo potenziale rischia di rimanere inespresso. In passato, Maria aveva provato a iscrivere la figlia alla scuola privata CERCI, specializzata in educazione per bambini con disabilità. Ha presentato i documenti, chiesto una borsa, ma non ha mai ricevuto risposta. “Sarebbe una grande opportunità – dice – ma non abbiamo mezzi. Speriamo ancora.”

La storia di Célia è una storia semplice, ma potente. Racconta di come, in un angolo poco conosciuto del mondo, un gruppo di persone abbia deciso di non ignorare un bisogno. Di come l’ascolto, la prossimità e l’azione collettiva possano trasformare la vita di una persona. È una storia che ci ricorda che la solidarietà non ha a che fare con il quanto, ma con il come. Che ogni gesto, ogni contributo, ogni parola può essere parte di un cambiamento.

Come ha scritto Marina, dopo aver condiviso foto e video della consegna: “Non serve molto per fare la differenza. A volte, bastano 750 meticais. Bastano 11 persone. Bastano due volontarie, un negozio generoso, e una madre che non smette mai di lottare.” E, soprattutto, basta crederci. Perché ogni Célia ha diritto al suo posto nel mondo.

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