TESTIMONIANZA
Entendarte
CAOS E MUSICOTERAPIA
Testimonianza di Luglio 2025 – La nostra civilista Beatrice si sta confrontando con la caotica realtà mozambicana con passione e umiltà
Mi chiamo Beatrice, sono una ragazza di 25 anni, diplomata in didattica della musica e musicoterapia. Da qualche mese vivo a Maputo, la capitale del Mozambico, dove sto svolgendo 10 mesi di servizio civile. Quando sono partita, avevo con me una valigia piena di aspettative e di paure. La realtà qui si è mostrata fin da subito diversa, più intensa, più caotica, più viva. Qui ho imparato a lasciar andare le aspettative, e a saper stare.
Il servizio civile all’estero è un’esperienza complessa, fatta di adattamento continuo. Non è un’esperienza “facile” né sempre entusiasmante. Ma è proprio in questa complessità che sto trovando il valore più grande. Qui tutto ha un ritmo diverso, più lento, ma allo stesso tempo più carico. Ogni giornata è piena, pienissima. A volte troppo. Ogni giorno sento di crescere, di apprendere, di scoprire qualcosa, non solo su questo Paese, ma anche su me stessa.
Maputo è una città che vibra. Ha mille contraddizioni, mille suoni. È colorata, scomposta, estremamente accogliente ma difficile da decifrare. È una città dove le persone si salutano per strada e sono genuinamente interessate a sapere come stai, dove ogni mercato è un’esperienza sensoriale e dove anche il caos ha un suo ordine interno. Il Mozambico è un Paese melodico, ritmico, profondamente musicale. Non è solo una questione artistica: è una forma di vita, di condivisione e comunità, di espressione, di storia, di comunicazione.
E anche se non sempre capisco tutto, anche se non sempre riesco a trovare il mio posto, sento che qui sto imparando ad ascoltare e risuonare in un modo nuovo.
Lavoro nel campo della musicoterapia, e qui ho avuto l’opportunità incredibile di incontrare musicoterapeuti mozambicani: persone competenti, appassionate, profondamente connesse con il proprio territorio e la propria cultura musicale. È un dialogo alla pari, che mi arricchisce ogni giorno. Condividiamo pratiche, strumenti, approcci, e nel mezzo ci sono sempre il suono e la relazione. Qui a Maputo lavoro in cinque contesti diversi. Cinque. Solo scriverlo mi fa un certo effetto. Tra questi ci sono il Centro di Riabilitazione Psicosociale di Mahotas, il carcere minorile di Boane (cittadina a 40km da Maputo, l’orfanotrofio Casa Esperança e altre realtà educative e sociali che accolgono donne e bambini con storie molto delicate e diverse tra loro. In Italia, una cosa del genere sarebbe quasi impensabile per una professionista giovane come me, appena laureata. Qui invece mi viene data fiducia. E questa fiducia è una responsabilità, una chiamata continua a mettermi in gioco.
Ogni giorno entro in contesti che mi pongono domande nuove, che mi costringono ad ascoltare prima di agire, a osservare prima di proporre. E nonostante la fatica, o forse proprio grazie ad essa, sento di crescere moltissimo. Non è sempre facile tenere insieme tutto: cambiare ogni giorno ambiente, linguaggio, tipo di relazione. Ma è proprio in questa varietà che sto costruendo una professionalità più ampia e più flessibile.
Il progetto in cui lavoro si chiama Entendarte, è un progetto che esiste ormai da 9 anni, e che sta continuando a crescere, con passione, pazienza e cura. Lavoriamo con la musica come strumento di relazione, di espressione, di costruzione condivisa. Creiamo spazi in cui le persone possano usare la musica per esprimersi, raccontarsi, per connettersi agli altri. Ogni laboratorio, ogni incontro, ogni suono condiviso mi conferma quanto la musica, linguaggio universale profondamente radicato in ogni cultura, possa creare connessioni tra esperienze e culture diverse.
Poi ci sono le persone. Forse è banale dirlo, ma è la verità: questa esperienza la stanno facendo, ogni giorno, le persone che incontro. I colleghi, gli amici, le famiglie, le donne e i bambini. Tutto parte dalla relazione, come nella musicoterapia, dove tramite il linguaggio sonoro-musicale si costruisce uno spazio di condivisione, di attenzione, sensibilità e di ascolto verso l’altro.
Beatrice Masi
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